Idee da Blog

Presenza umana

Presenza umana

Una storia, di fuga alla ricerca della salvezza, senza tempo

La neve cade in montagna. Ancora c’è neve che copre altra neve a questa altitudine. Eppure siamo ad aprile. Sicuramente è aprile. Ogni giorno, al sorgere del sole, conto i giorni. Sono certo di non aver saltato neanche un’alba.

Conto i giorni sul taccuino: sono uno, due, tre, quattro, …ventidue giorni. Oggi è il 22 aprile e ancora nevica su queste montagne.

Quando smette scelgo una roccia semi imbiancata, ci salgo su e cerco una presenza umana. Un antico riparo abbandonato va bene, purché sia una presenza umana.

L’ultima volta che ho incontrato un uomo sarà stato dicembre. Dopo solo montagne e neve e qualche sporadica traccia della presenza umana, del suo passaggio tra queste cime. Per il resto grotte e, molto più ancora, case scavate nella neve. Queste ultime molto più calde del canile.

Quanto freddo. Il freddo è diventato il mio calore. Sì, mi riscaldo con il freddo. E’ il freddo a scaldarmi.

Quando potrò finalmente sedere nei pressi del fuoco acceso al centro della casa, sicuramente ci resterò poco. Sarà troppo per me, troppo caldo. Ringrazierò le genti che mi ospitano e andrò a dormire nella parte più fredda della casa, perché sarà calda abbastanza.

 

Devo resistere.

Ecco. Devo pensare al fuoco di chi mi ospiterà. Devo pensare alla casa del villaggio dove troverò riposo per una notte.

Devo resistere per quel fuoco, quella casa, quella gente che mi offrirà riparo per una notte.

Forse saranno gentili, disponibili a ospitarmi per due notti. Due notti in una casa. Due notti sul pagliericcio avvolto nel grezzo e pesante tessuto della coperta.

Ce la farò: coperta attendimi. Giungerò da te per sdraiarmi su di te, avvolgermi dentro di te. Ti tratterò e ti amerò come fossi una donna. Una donna. La mia donna…

 

Quanto è lontano il passato. Mi giro costretto dal gelido vento che si diverte come un bambino a spruzzarmi grandi quantità di neve sulla faccia. Vedo il percorso passato. Anche le orme più recenti sono svanite in fretta. Quanto è lontano il passato.

Era caldo, molto caldo. Anche il nostro amore lo era. Un amore reciproco… Chissà dov’è ora lei. Sarà ancora viva? Spero abbia trovato un luogo dove rifugiarsi. Un posto caldo però e non gelido come il mio.

 

Già, il mio luogo di salvezza: le montagne gelide. Quanto freddo quassù.

Devo resistere anche per lei. Ci amiamo. Io la amo ancora. Voglio sposarla. Quando tutto questo sarà finito, la ritroverò e ci sposeremo.

 

Quanto freddo contiene ogni singolo cristallo di neve? E io quanto altro freddo potrò ancora contenere nelle mie ossa, prima che siano piene, prima che siano talmente dure come il ghiaccio da spezzarsi al prossimo passo?

Cammino nel freddo, eppure so che ogni passo compiuto è un altro passo lontano da lui. Un altro passo verso il fuoco, verso il calore della donna che amo.

 

Cosa sono quelle? Colline di neve? Troppe e troppo vicine.

Scorgo una luce! Sì è una luce!

Presenza umana…

Sono quattro capanne di legno. Un piccolo villaggio. Un avamposto d’umanità.

Ho trovato il fuoco. C’è ancora speranza per il futuro.

 

Dedicato a quanti scappano dalle guerre, d’ogni tempo e d’ogni luogo.